sabato 5 settembre 2009

L' altro giorno mi trovai fuori da casa mia, disteso su un prato lì vicino, e avendo la fortuna di vivere in campagna c'era un silenzio quasi spettrale, le due di notte erano da poco scoccate. Stavo lì, seduto, ad accarezzare quel prato, che molte altre volte avevo visto, però in quel momento pareva diverso: Ogni filo d'erba, ogni arbusto, mi batteva dentro, vivace, vivo. Da lì allora fuggii lo sguardo verso gli alberi, le colline e i vigneti che irrompevano nel mio respiro, ed ogni essere mi penetrava negl' occhi, facendoli orbitare intorno al loro asse. Infine, quasi non sontendomi più in me, mi volsi a baciar la balenante luna, a tener le stelle con un solo abbraccio, ed' io non ero altro che tutto e tutto non era altro che me.
Ma il fato meschino correva il tempo, dissipato in quell' istante, e non appena rientrai in casa, le mura mi sovverchiarono, mi opprimettero, facendomi sentire dannatamente uomo, avvinghiato a questo mondo, con il quale un giorno dovrò confrontarmi. Così andai a dormire, disteso su di un lenzuolo appena obbozzato, cercando di dimenticarmi chi fossi, per trovare pace tra cuscino e lembi di coperta.

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