lunedì 22 febbraio 2010

Un gemito dal tunnel

Nessuna luce in questo tunnel, è sempre
buio qua e si va avanti a stento, curva
dopo curva nella galleria si riempono
le anche di paure e si muovono
sghembe a mò di mosca su quella
frutta sgualcita dal tempo, mezza marcia
e rinsecchita, che può piacere solo
ad un animale del genere o al mio
cane, che mangiava di tutto. Di lui non
altro ora che una ciotola mezza mangiucchiata
e un divano rosicchiato, fatto a pezzi.
Anche lui è in una galleria ed urla
vendetta, si strazia poichè aveva rubato
una scarpa di troppo, un laccio
mangiucchiato di troppo di un vicino
squadrato in un mosaico d'oriente.
Il guaito vorrebbe giustizia, ma non
capisce, quella non è mai stata dalla
nostra parte, quella viene divorata
ogni notte dietro ad un cassonetto o un

vicolo cieco, e chi l'afferma ormai sembra 
che corrisponda al suo opposto.
Dunque taci il ruggito cucciolo mio, e taci
gli occhi e i denti a questa terra.
Non dimenticherò mai il tuo verso, e ora
riposa, probabilmente scaraventato
dentro a un fosso o alla neve.

giovedì 11 febbraio 2010

Guarda la montagna con che forza si erge,
come trae la testa fuori dalle nuvole.

Guarda!

Guarda!!

Guarda!!!

Solo quest'attimo hai da assaporare.

Senti l'alba che sgorga dai tuoi occhi,
fiume d'iride memore della tempesta.

Senti!

Senti!!

Senti!!!

Nulla di più bello è quest'amare.

L'ora della Mole ormai è svanita,
trepido sale il nastalgico ardore,
per te che ormai sei dentro al
mio cuore.

sabato 6 febbraio 2010

Una sola lettera

Dov'è il mio mattone,
il mio angolo di muro non
lo vedo più,
forse è passato un imbianchino
e ora non c'è più, forse
è arrivato un bambino
con un pennarello rosso.
 

Scrissi una sola parola,
anzi
una sola sillaba,
una sola lettera che per
me era tutto.
ed ora che non la vedo più
pure quel ricordo è svanito,
sotto a un velo
bianco o rosso.

martedì 2 febbraio 2010

Nel Tuorlo della Galassia

Inseguo un pavone a Venezia fino
alla grande piazza, dove sul costale
lampioni impazziti decollano, infrangendo
il suono e la vetrata di un barbiere, forbici
sguizzano nel canale come salmoni.

sbucciato il campanile ne sorge una banana
che irradia l'acqua. Mi immergo
nel liquido,
visione temporale.
 

Sul bracere che costeggia gli astri
mi incammino nel tuorlo della galassia.
C'è solo fuoco vibrante e
ansimante che alimenta sorgenti
di ninfe, danzanti agli argentei
spruzzi della calcarea luna.