lunedì 26 marzo 2012

Calice di nidi di vespe

Annodato mi si è lo stomaco ad un tralcio di vite,
laddove il buio non fa paura ho perso le mie membra,
spiaccicate contro un muro vuoto di ricordi. E se non
mi vedete sciogliere il nodo non v'accorate ad intonar
un canto, se non che parli di morte e nidi di vespe.

In disibilio è il mio torace, un pulsare unico di veleno
rivolto ai numi, da bere ad occhi chiusi. Tremante e
verecondo mi avvicino ad un tavolo da bar schiantato
su questa terra, solo dio sa il perché. Forse ho bevuto
troppo amore?

venerdì 16 marzo 2012

Brandire la penna, stracciare il foglio,
farlo a pezzi, incutere timore,
minacciando il foglio bianco.
Sporcarlo d'inchiostro, dilagnarlo con
la lama della biro. A fondo
la conficco nel bianco, dilagno,
straccio, distruggo questo brandello
di cellulosa, con le mie parole
infantili di carta.